Tour of the Alps 2022, il general manager della corsa è contento della costante crescita: “L’evento ha trovato un suo perfetto equilibrio”

Non cambia nella sostanza la struttura del Tour of the Alps. Dopo la presentazione odierna del percorso dell’edizione 2022 dell’ex Giro del Trentino, il general manager della corsa Maurizio Evangelista ci ha raccontato di come questa corsa sia cresciuta molto negli ultimi anni. Anche per la prossima edizione, infatti, sono attesi al via della corsa nomi importanti che daranno sicuramente spettacolo sull’esigente percorso disegnato dagli organizzatori. La corsa, infatti, ha da sempre attratto i corridori che stanno preparando il Giro d’Italia, ma sta richiamando sempre più l’attenzione anche degli altri corridori, che trovano in questa prova l’occasione per correre divertendosi in un clima molto disteso.

La presenza rispetto alla scorsa presentazione fatta in presenza mi sembra maggiore. Questo vuol dire che la corsa sta crescendo?

La corsa sta correndo: nonostante la pandemia e il fatto che per un anno abbiamo dovuto saltare, l’evento è lievitato sicuramente come importanza, come visibilità internazionale e come considerazione generale di cui gode, nell’ambito delle squadre e degli opinion leader del settore. È una manifestazione che secondo me ha trovato un suo perfetto equilibrio e noi cerchiamo di custodirlo e di mantenerlo, portando avanti un format che secondo noi corrisponde ad un’idea di ciclismo moderno, che non è fatica estremizzata, ma difficoltà ben distribuite e grande spettacolo.

Il successo della corsa può essere legato anche a questo format abbastanza riconoscibile: tante salite, nessuna cronometro e tappe non troppo lunghe?

Non è che noi quando una squadra ci conferma la sua partecipazioni si debba fare pressioni o chiedere chi verrà e chi non verrà, perché le squadre vengono di loro sponte con corridori importanti e soprattutto questi corridori vengono qui per fare la corsa. L’idea a cui facevo riferimento di tre ore di corsa molto intese e molto motivante e spettacolare è quello che fondamentalmente ricercano. Quindi noi non dobbiamo fare altro che dare le condizioni per esprimere il loro meglio. Credo che lo facciamo, con i percorsi, l’ospitalità alberghiera, i trasferimenti ridotti o addirittura annullati, perché questo è ciò che mette l’atleta in una condizione psicologica diversa: questa è una corsa impegnativa, che, però, lascia spazi di respiro e di relax.

“Non di rado ci è capitato di sapere anche di atleti di primissima fascia che magari alle sei di sera escono e vanno a farsi una corsetta, ma lo possono fare perché hanno già fatto i massaggi. Questo contribuisce a creare un’atmosfera positiva. Mi hanno riferito alcune squadre che effettivamente quando fanno i programmi ed è il momento di decidere chi va al Tour of the Alps c’è una sorta di ressa, perché tutti apprezzano questo tipo di formula. È evidente che se noi abbiamo un albo d’oro pieno di campioni, se abbiamo delle corse spettacolari, se le tv internazionali considerano questa gara una delle più spettacolari in assoluto, si tratta solo di continuare a lavorare e farlo bene“.

È stato detto più volte che è diventato riduttivo pensare la corsa come una preparazione al Giro d’Italia. Cosa vi manca a questo punto per il passaggio al WorldTour?

Non più tardi di due mesi fa ho parlato a lungo con il presidente dell’UCI, con il quale abbiamo affrontato anche questo argomento e abbiamo convenuto che fondamentalmente questa è una corsa WorldTour sotto mentite spoglie, nel senso che lo è già di fatto. La possibilità di fare o no il salto di categoria, dipende dal calendario, perché se questa corsa diventa WorldTour, deve cambiare data, ma a quel punto perde la natura tecnica di cui può beneficiare oggi. Quindi è un po’ il cane che si morde la coda; io credo che almeno con l’attuale situazione di calendario, ci convenga rimanere dove siamo.

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